L’Evoluzione della Mentalità sull’Invecchiamento: da “Anti-age” a “Pro-age"

13 gennaio 2025

Scritto da: Moira Bonaldo

Se vuoi ASCOLTARE questo articolo (invece di leggerlo), clicca qui.


 

INTRODUZIONE


L’invecchiamento è un processo fisiologico e naturale che accompagna ognuno di noi nel corso della vita.

Eppure, se si osserva la storia del marketing legato ai prodotti di bellezza, si nota come per decenni il messaggio dominante sia stato quello della lotta contro l’invecchiamento.

“Combattere le rughe”, “eliminare i segni del tempo” e “contrastare l’età che avanza” sono solo alcuni degli slogan che hanno imperversato nelle pubblicità di creme, sieri, trattamenti e integratori.

Questo linguaggio, definito “anti-invecchiamento” o “anti-age”, rispecchia una visione che vede l’invecchiamento come un nemico da sconfiggere, e che ha profonde radici storiche e socio-culturali.

Tuttavia, negli ultimi anni stiamo assistendo a un cambiamento significativo.

Un numero crescente di professionisti del settore, aziende cosmetiche, testate giornalistiche e consumatrici stanno abbandonando il linguaggio “anti-age” per abbracciare il concetto di “pro-age” o “pro-invecchiamento”.

Il focus si sposta così dall’idea di bloccare il tempo alla celebrazione di ogni fase della vita, in cui la pelle (e la persona in generale) può essere curata, nutrita e valorizzata senza temere i segni dell’età.

Questa transizione non è solo semantica: è un cambiamento culturale profondo, che coinvolge l’autostima, la percezione di sé, il concetto di bellezza e perfino la lotta alla discriminazione per età (ageismo).

In questo articolo, analizzeremo in dettaglio come e perché si sia passati dal marketing “anti-invecchiamento” a un approccio “pro-invecchiamento”.

Esamineremo le radici storiche di questa ossessione per la giovinezza, l’evoluzione del linguaggio pubblicitario dal dopoguerra a oggi, il ruolo che hanno avuto movimenti sociali come il femminismo, l’impatto psicologico dei messaggi focalizzati sulla negazione dell’età e infine le nuove prospettive che si stanno affermando, più inclusive e rispettose.

Approfondiremo anche il ruolo dei professionisti della bellezza e del benessere, figure chiave nel guidare il cliente a una visione positiva del proprio aspetto in tutte le fasi della vita, e forniremo suggerimenti per adottare un linguaggio rispettoso dell’età, utile non solo a livello di comunicazione ma anche per migliorare il benessere dei clienti.


L’ossessione per la giovinezza: radici storiche e culturali


Le origini storiche della “giovinezza come ideale”

Il desiderio di restare giovani non è un fenomeno nuovo.

Fin dall’antichità, sono numerose le testimonianze di rimedi per mantenere la pelle fresca e priva di rughe: maschere di bellezza nell’antico Egitto, unguenti profumati nella Grecia classica, bagni di latte di capra in epoca romana, e così via.

Tuttavia, la cultura occidentale moderna ha portato a un’esasperazione di questo concetto, facendo della giovinezza un ideale irrinunciabile.

Il ‘900 ha segnato una svolta epocale nella diffusione di questi ideali attraverso la pubblicità di massa.

Con la nascita di grandi brand cosmetici, si è iniziato a veicolare un messaggio: rimanere giovani e belle era un dovere sociale, prima ancora che un desiderio personale.

Già negli anni ‘40 e ‘50, le pubblicità spesso suggerivano che l’aspetto di una donna potesse decretare il successo o il fallimento della sua vita privata e, in particolare, sentimentale.

 

La costruzione dell’insicurezza

È importante comprendere come il marketing abbia contribuito a costruire e alimentare l’insicurezza legata all’età.

Le campagne pubblicitarie tradizionali hanno spesso lavorato sulle paure inconsce di perdita di valore e desiderabilità, legando la bellezza esclusivamente alla giovinezza.

Il messaggio è stato, per decenni: “Se non sembri giovane, non sei desiderabile”. Questo ha rafforzato l’idea che l’invecchiamento fosse qualcosa da temere, negare o quantomeno nascondere.

Si tratta di un meccanismo psicologico sottile: le persone, soprattutto le donne, si trovano a percepire la propria età anagrafica come un difetto che rischia di metterle fuori gioco, sia professionalmente sia socialmente.

Da qui la spasmodica ricerca di creme, trattamenti e soluzioni “miracolose” per fermare o invertire il passare del tempo.

 

Il ruolo dell’industria della bellezza

Come sottolineato da Claudia Fabian nel suo articolo “La mentalità mutevole dell’invecchiamento”, apparso su Skin Ink, l’industria della bellezza ha saputo cavalcare questa insicurezza con prodotti che promettevano di invertire, rallentare o mascherare gli effetti dell’età.

Così, dalle creme anti-rughe degli anni ‘40 e ‘50, si è passati ai sieri “anti-age” degli anni ‘80 e ‘90, il tutto avvalorato da testimonial famosissime, spesso fotografate in modo da sembrare eterne ventenni.


L’evoluzione storica del marketing “anti-invecchiamento”


Anni ‘40-’60: la donna giovane per piacere al marito

Nell’immediato dopoguerra, la società occidentale era fortemente patriarcale e il marketing si adeguava a questi stereotipi.

Nei messaggi pubblicitari, la bellezza giovanile della donna era vista come un modo per “conquistare” e poi “mantenere” il marito o il partner.

Le creme e i trattamenti venivano presentati come strumenti per restare desiderabili, con messaggi del tipo: “Non lasciare che tuo marito veda i segni del tempo”.

Questa retorica, oggi percepita come palesemente sessista, ha avuto un impatto enorme sulla generazione del dopoguerra, creando la convinzione che la giovinezza fosse un requisito fondamentale per la felicità coniugale.

 

Anni ‘70: l’influenza del femminismo

Gli anni ‘70 hanno visto l’esplosione del movimento femminista, che ha portato a una rivalutazione del ruolo della donna nella società.

Il marketing cosmetico si è così adeguato, spostando leggermente il focus dall’idea di “essere bella per il marito” a quella di “sentirsi bene e sicura di sé”.

Cominciavano a vedersi campagne pubblicitarie in cui la donna era rappresentata come forte e indipendente: “Non uso questa crema per piacere a qualcuno, ma per me stessa”.

Ciò non ha completamente eliminato la componente legata alla giovinezza, ma ha introdotto un primo seme di empowerment, cioè di aumento del proprio valore e potere.

Il messaggio non era più puramente etero-diretto (per l’uomo), ma esprimeva in modo blando un certo desiderio di autodeterminazione femminile.

 

Anni ‘80-’90: l’avvento del termine “anti-invecchiamento”

Con l’entrata dei baby boomer nella fascia d’età in cui i primi segni del tempo cominciano a farsi notare, il marketing ha trovato terreno fertile per diffondere il termine “anti-invecchiamento”.

Proprio in questo periodo, molte aziende cosmetiche hanno lanciato linee specifiche di prodotti “anti-age”, accompagnate da spot televisivi e pubblicità su riviste patinate.

Le celebrità del momento (attrici, cantanti, modelle) diventavano ambasciatrici di giovinezza, mostrando pelli perfette e dichiarando di “non avere paura del tempo” grazie alle nuove creme “miracolose”.

In parallelo, la chirurgia estetica iniziava a diffondersi sempre più, mentre medici e cliniche specializzate inserivano nel vocabolario termini come “ringiovanimento” e “lifting”.

Lo spirito del tempo era chiaro: l’invecchiamento era un problema da risolvere, e l’industria della bellezza forniva le soluzioni.


L’impatto psicologico del linguaggio “anti-invecchiamento”


L’idea che l’invecchiamento sia un nemico

Il termine stesso “anti-invecchiamento” trasmette un messaggio esplicito: l’età che avanza va combattuta, fermata o addirittura invertita.

Ciò instilla nella mente del consumatore (e soprattutto della consumatrice) l’idea che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nel processo di invecchiamento.

Si crea dunque una tensione: se invecchi, stai perdendo valore, devi correre ai ripari, devi nascondere quei segni!

 

Conseguenze sull’autostima e discriminazione per età

Questa retorica ha conseguenze profonde sull’autostima.

Sentirsi dire continuamente che la propria pelle dovrebbe essere “più giovane” può generare insicurezze, ansie e un’insoddisfazione cronica verso se stessi. 

Inoltre, la cultura della giovinezza perpetua la discriminazione per età (ageismo), un fenomeno per cui le persone in là con gli anni si sentono spesso escluse, non rappresentate o giudicate meno competenti e desiderabili.


La ricerca costante di soluzioni “magiche”

Un effetto collaterale di questa retorica è la spinta verso la ricerca di rimedi spesso costosi e non sempre giustificati da reali benefici clinici.

Persone di tutte le età si affidano a creme dai prezzi esorbitanti, trattamenti laser, filler e procedure invasive, talvolta senza una reale esigenza medica, ma spinti dal timore di “non essere più abbastanza ... giovani ... o belle”. 

Il marketing “anti-age” ha quindi alimentato una vera e propria industria del ringiovanimento, con guadagni da capogiro per le aziende, ma con un pesante tributo in termini di ansia, stress e problemi di autostima per i consumatori.


Il cambiamento in atto: dal “no al tempo” al “Pro-age”


La nascita del movimento “Pro-age”

Negli ultimi anni, tuttavia, si sta facendo sempre più strada un movimento che rifiuta l’idea di combattere l’invecchiamento e promuove, invece, la celebrazione della vita in tutte le sue fasi.

Questo movimento, comunemente chiamato “Pro-age”, si basa su una filosofia inclusiva e positiva: non si tratta di rassegnarsi alle rughe, ma di accettare il tempo che passa con consapevolezza e serenità, prendendosi cura di sé in un’ottica di benessere e salute complessiva.

Stiamo iniziando a vedere donne anziane nelle pubblicità di bellezza. 

Le donne cercano trasparenza nei marchi di prodotti per la cura della pelle e del trucco e c’è una crescente consapevolezza e accettazione dell’invecchiamento come processo naturale.


L’esempio di Allure e di altre riviste

Un segno evidente di questo cambiamento è la scelta della rivista Allure, una delle più influenti nel settore della bellezza, di non utilizzare più il termine “anti-invecchiamento”.

Questa decisione riflette la volontà di promuovere un linguaggio più rispettoso, che non consideri l’età un ostacolo, ma semplicemente una caratteristica dell’individuo.

In parallelo, altre testate e brand hanno seguito l’esempio, sostituendo progressivamente “anti-age” con espressioni più neutre o positive.


La donna anziana come nuova icona di bellezza

Marchi di cosmetici, di moda e di lifestyle stanno scoprendo che il pubblico è stanco di immagini iper-ritoccate e vuole modelli più veritieri. 

Al contempo, le donne “over 50” costituiscono una fascia di consumatrici molto ampia e attenta alla qualità dei prodotti.

Vedere in pubblicità una donna con capelli bianchi e rughe non è più un tabù, anzi, sta diventando un elemento di distinzione e autenticità.

E' di oggi la notizia che Instagram toglierà i "filtri bellezza" e questo la dice lunga sull'argomento: quando grandi società come Meta decidono di fare una cosa del genere vuol dire che hanno valutato bene il rapporto costo-beneficio di questa mossa e, secondo me, hanno valutato il beneficio a lungo termine.


Il ruolo fondamentale dei professionisti della bellezza, benessere e salute


Dall’approccio “anti” a quello “pro-age” in cabina estetica

Le estetiste, più di qualsiasi altra figura professionale, hanno un rapporto diretto, intimo e di fiducia con il cliente. 

Spesso, chi entra in un centro estetico lo fa con l’intenzione di migliorare il proprio aspetto, ma anche di sentirsi ascoltato, compreso e sostenuto (e coccolato).

Ed è proprio qui che il linguaggio e l’approccio filosofico del professionista possono fare la differenza.

In una cabina estetica in cui domina ancora la parola d’ordine “anti-invecchiamento”, i clienti potrebbero sentirsi sotto pressione, come se avessero l’obbligo di “cancellare” i segni del tempo. 

Se invece l’estetista promuove un linguaggio “pro-age”, il cliente può vivere un’esperienza di cura di sé, di rilassamento e di accoglienza, dove l’obiettivo non è negare l’età, ma valorizzare la pelle e la persona nella sua globalità.


Educare il cliente

Una delle responsabilità primarie dell’estetista “pro-age” è l’educazione.

Spesso i clienti desiderano risultati immediati e si affidano alle promesse pubblicitarie di prodotti “miracolosi”.

Il professionista deve spiegare con onestà e chiarezza come funziona la pelle, quali sono i meccanismi dell’invecchiamento e quali risultati sono realisticamente ottenibili con determinati trattamenti o prodotti.

Questo approccio trasparente crea fiducia e aiuta il cliente a sviluppare una relazione più sana con la propria immagine.


Il potere del linguaggio

Adottare un vocabolario che sottolinei la positività dell’invecchiamento e che si focalizzi su termini come “luminosità” e “vitalità” può sembrare un dettaglio, ma fa un’enorme differenza.

Parole come “inversione dell’età” o “elisir di giovinezza” possono invece generare aspettative irrealistiche e alimentare l’idea che la bellezza sia solo quella legata alla giovinezza.


Cambiare linguaggio e prospettiva: un passo alla volta


Termini problematici da evitare

Spesso non ci si rende conto che termini come “anti-invecchiamento”, “inversione dell’età” o “elisir di giovinezza” rafforzano l’idea di una lotta continua contro un processo che, in realtà, è parte integrante della natura umana.

Un primo passo per adottare un approccio “pro-age” è dunque riconoscere quali parole e frasi contribuiscono a perpetuare la visione negativa dell’invecchiamento.


Proposte di linguaggio alternativo

Al posto di “anti-invecchiamento” si possono utilizzare espressioni come “rispettoso dell’età” o “amico della pelle matura”.

Invece di parlare di “miracolosi effetti ringiovanenti”, è meglio esaltare i benefici concreti di un trattamento: “migliora l’elasticità cutanea”, “favorisce l’idratazione profonda”, “valorizza la luminosità della pelle”, e così via.

Un linguaggio focalizzato sulla cura di sé e sul benessere, anziché sulla competizione con il tempo, rende il messaggio molto più inclusivo e sereno.


L’importanza del contesto culturale

Cambiare linguaggio non è solo una questione di marketing, ma richiede un mutamento di paradigma culturale.

Occorre comprendere che l’invecchiamento non è un difetto, ma un privilegio innanzitutto, è un diritto, una conquista e un fenomeno inevitabile (se siamo fortunati e disciplinati) che può portare con sé anche bellezza, fascino e carattere. 

Se la società intera adotta questo nuovo linguaggio, ne guadagnano tutti, sia a livello di inclusione sia di benessere collettivo.


Benefici di una barriera cutanea sana: perché conta a ogni età


Il ruolo della barriera cutanea

La “barriera cutanea” è lo strato più esterno dell’epidermide, essenziale per proteggere la pelle dalle aggressioni esterne (inquinamento, batteri, raggi UV, sbalzi di temperatura).

Una barriera cutanea integra e ben funzionante mantiene l’idratazione, limita la sensibilizzazione e contribuisce all’aspetto “sano” e luminoso della pelle.

Tutto inizia dalla detersione: utilizzare Gentle Cleanser, detergente a risciacquo delicato ma efficace, seguito da Exfo-Lotion Face, per esfoliare delicatamente e stimolare la rigenerazione cutanea, e infine da Hevolurose Spray con Pantenolo e acido Ipocloroso, che ripara la pelle, la lenisce e calma e la disarrossa.


Idratazione e luminosità

Idratare adeguatamente la pelle è fondamentale, a prescindere dall’età.

Con il passare del tempo, la pelle tende a diventare più secca e a perdere elasticità.

Per questo motivo, un trattamento che si definisce “pro-age” dovrebbe sempre puntare a ristabilire il corretto livello di idratazione, favorendo così la luminosità naturale e la morbidezza.

Hevoluta Crema Viso Protettiva Anti Luce Blu è un'ottima soluzione in quanto idratante completa, antiossidante e con protezione UVA- UVB (SPF 15) e anti HEV (Luce Blu da schermi e da sole).


Prevenzione e protezione

Più che “combattere” l’età, è utile pensare in termini di prevenzione e protezione.

L’uso regolare di protezione solare, una dieta ricca di antiossidanti, un sonno adeguato e una corretta detersione sono elementi imprescindibili per una pelle in salute. L’attenzione alla barriera cutanea aiuta a prevenire i danni a lungo termine e a mantenere un incarnato radioso.

Anti-OX Sun Emulsion 50+SPF è ottima per latitutini con indice UV elevato oppure in estate, è arricchita di sostanze che proteggono la pelle anche dai danni dell'inquinamento atmosferico.

Perfetto come idratante e ristrutturante è Hevoluronic Peptide, senza profumo e con acido ialuronico abassissimo e a elevatissimo Peso Molecolare, e un peptide anti-age, ottimo anche per la zona del contorno occhi.

 Consiglio anche Bakuchiol Serum specifico per rallentare e prevenire e/o migliorare i segni di del passare del tempo sulla pelle come rughe e macchie.


Ingredienti chiave per la salute della pelle (a tutte le età)


Antiossidanti

Gli antiossidanti, come la vitamina C, la vitamina E e il coenzima Q10, sono essenziali per proteggere la pelle dal danno ossidativo causato dai radicali liberi.

A qualsiasi età, un siero o una crema ricchi di antiossidanti possono aiutare a mantenere la pelle più luminosa e resistente agli stress ambientali.


Vitamine e minerali

Le vitamine A, B3 (niacinamide) e B5 (pantenolo) svolgono funzioni fondamentali per la rigenerazione cellulare, il mantenimento dell’elasticità e l’equilibrio idrolipidico.

Anche minerali come zinco e selenio contribuiscono alla difesa e al rinnovamento cutaneo.


Acidi grassi essenziali

Omega-3 e omega-6, presenti in alimenti come pesce azzurro, sono importanti per mantenere l’elasticità e il nutrimento della pelle.

Inserire queste sostanze sia nella dieta sia nella routine cosmetica (attraverso oli e sieri specifici) sostiene la barriera cutanea.


Sostanze idratanti e umettanti

Acido ialuronico, glicerina, trealosio, urea, ceramidi: ecco alcuni esempi di ingredienti dall’alto potere idratante. Supportano la pelle a trattenere l’acqua, prevenendo la sensazione di secchezza e donandole un aspetto più fresco e rimpolpato.


Bellezza inclusiva e diversità d’età


Ridefinire i canoni di bellezza

Per decenni, la pubblicità ha proposto un canone di bellezza molto ristretto: giovane, magro, spesso caucasico.

Oggi, si parla sempre più spesso di “body positivity” e “age positivity”, movimenti che invitano a celebrare la diversità non solo nelle forme del corpo, ma anche nell’età.

Una bellezza inclusiva riconosce il valore di ogni pelle, a prescindere da rughe, discromie o segni espressivi.


Rappresentazione e ruolo dei media

I media svolgono un ruolo cruciale.

Campagne pubblicitarie con modelle “over” 50 o 60, o addirittura 70, stanno mostrando che la bellezza può trascendere l’età anagrafica.

Questa rappresentazione ha un effetto potente: donne e uomini maturi possono finalmente identificarsi con quei modelli, sentendosi visibili e valorizzati.


L’effetto domino sul mercato

Quando un numero crescente di brand abbraccia il concetto di “pro-age”, anche i consumatori diventano più esigenti e iniziano a chiedere prodotti trasparenti, che non promettano magie, ma offrano reali benefici.

Si crea così un circolo virtuoso in cui le aziende hanno tutto l’interesse a investire in ricerca e sviluppo, puntando su formule davvero efficaci per il benessere della pelle.


Recap

  1. Marketing anni ‘70 e femminismo
    Negli anni ‘70, i marchi di cosmetici hanno abbandonato il messaggio di “attirare un uomo” e hanno iniziato a rappresentare le donne come figure forti e indipendenti, in linea con il movimento femminista. Era un primo passo verso l’empowerment femminile, pur mantenendo un certo focus sull’aspetto esteriore.

  2. Avvento del termine “anti-invecchiamento”
    Il termine “anti-invecchiamento” ha preso piede alla fine degli anni ‘80 e all’inizio degli anni ‘90, spinto dai baby boomer che iniziavano a mostrare segni di invecchiamento. Le aziende hanno visto in questo target un’opportunità di mercato molto proficua.

  3. Impatto psicologico del linguaggio anti-età
    I termini “anti-invecchiamento” possono evocare sentimenti di inadeguatezza e rinforzare le norme di bellezza che danno priorità alla giovinezza, contribuendo alla discriminazione per età. Questo linguaggio può generare ansia, stress e una sensazione di non essere “abbastanza”.

  4. Linguaggio alternativo
    I professionisti della bellezza possono utilizzare termini come “rispettoso dell’età”, “rispettoso della pelle”, “radioso”, “esaltatore della pelle”, “salute della pelle” e “luminosità sana”. Questi termini si concentrano sulle qualità positive e sugli effetti benefici dei trattamenti.

  5. Scelta di Allure
    Allure ha smesso di usare il termine “anti-invecchiamento” per promuovere un’immagine più inclusiva e positiva della bellezza a tutte le età. Questa scelta editoriale è stata accolta con grande favore da parte di lettrici e professionisti.

  6. Altri cambiamenti per i professionisti della bellezza
    Oltre a modificare il linguaggio, essi possono concentrarsi sull’educazione dei clienti sui benefici di una pelle sana a qualsiasi età, enfatizzando la cura di sé e il benessere. Un approccio più onesto e trasparente sui risultati aiuta il cliente a sviluppare un rapporto positivo con la propria immagine.

  7. Evoluzione del marketing dal dopoguerra a oggi
    Il marketing dei prodotti di bellezza si è evoluto da un focus sull’attrazione di un uomo negli anni ‘40, a un messaggio di empowerment femminile negli anni ‘70, passando per la lotta contro l’invecchiamento negli anni ‘80 e ‘90. Oggi si assiste a una crescente tendenza verso un approccio “pro-invecchiamento” e inclusivo.

  8. Differenza tra “anti-invecchiamento” e “pro-invecchiamento”
    L’approccio “anti-invecchiamento” si concentra sul combattere i segni del tempo, mentre il “pro-invecchiamento” abbraccia l’età come un processo naturale e punta sulla salute e vitalità della pelle a tutte le età. Il primo perpetua l’idea che la vecchiaia sia un difetto, il secondo la celebra come parte integrante della vita.

  9. Benefici di una barriera cutanea sana
    Una barriera cutanea sana protegge la pelle dai danni ambientali, l’idratazione mantiene l’elasticità e la morbidezza, e la luminosità dona un aspetto radioso e vitale. Questi fattori combinati aiutano a prevenire secchezza, irritazioni e segni prematuri dell’età.

  10. Discussioni sugli obiettivi della pelle
    Le estetiste possono incoraggiare discussioni sugli obiettivi della pelle chiedendo alle clienti cosa desiderano ottenere dalla loro routine di cura, quali sono le loro preoccupazioni principali e quali risultati sperano di vedere. Così, l’età diventa solo uno dei tanti aspetti da considerare, e non il principale bersaglio di un trattamento.


Domande e risposte sull’evoluzione della mentalità anti-età

  1. Perché c’è tanta ossessione per l’anti-invecchiamento?
    La nostra società ha da sempre un’ossessione per la giovinezza e la bellezza, influenzata da standard che equiparano la giovinezza all’attrattiva e al successo. L’industria cosmetica ha sfruttato questa insicurezza, commercializzando prodotti che promettono di invertire o nascondere i segni dell’età, alimentando la paura di invecchiare.

  2. Come è nato il marketing anti-età?
    Già negli anni ‘40 e ‘50, alcune campagne pubblicitarie facevano leva sull’idea che una donna dovesse restare giovane per piacere al marito. Negli anni ‘70, con il femminismo, si è passati a messaggi di empowerment, ma negli anni ‘80 e ‘90 il termine “anti-invecchiamento” si è affermato in modo deciso, cavalcando il bisogno dei baby boomer di arginare i segni dell’età.

  3. Qual è l’impatto negativo del marketing anti-età?
    Il linguaggio anti-età può avere effetti psicologici negativi, facendo sentire le persone inadeguate e alimentando una cultura che premia la giovinezza a discapito di chi giovane non è più. Questo perpetua la discriminazione per età e può generare ansia, vergogna e bassa autostima.

  4. Ci sono segnali di cambiamento nell’industria della bellezza?
    Assolutamente sì. Molti brand stanno sostituendo il termine “anti-invecchiamento” con alternative più neutrali o positive, e si vedono sempre più donne anziane nelle campagne pubblicitarie. Riviste come Allure hanno deciso di non utilizzare più il termine “anti-age”, promuovendo così un linguaggio più inclusivo.

  5. Come possono le estetiste promuovere una visione positiva dell’invecchiamento?
    Le estetiste possono focalizzarsi sulla salute della pelle a qualsiasi età e utilizzare un linguaggio che celebri la bellezza naturale. Devono incoraggiare la cliente a prendersi cura di sé, senza promettere soluzioni miracolose per “ringiovanire” ma piuttosto valorizzando la pelle in tutte le sue fasi.

  6. Quali alternative al linguaggio anti-età possono usare le estetiste?
    Al posto di espressioni come “combatte le rughe”, possono enfatizzare termini come “pelle radiosa”, “nutrimento profondo” o “luminosità naturale”. L’obiettivo è spostare l’attenzione dalla negazione dell’età alla celebrazione di un aspetto sano e curato.

  7. Come si può promuovere una discussione positiva sull’invecchiamento durante le consulenze?
    Durante le consulenze, è utile parlare di obiettivi di benessere generale, chiedere alla cliente come vorrebbe sentirsi e quali aspetti della sua pelle vorrebbe migliorare. Questo approccio sposta il focus dall’età anagrafica a un dialogo costruttivo e personalizzato.

  8. Perché è importante cambiare la narrativa sull’invecchiamento?
    Cambiare la narrativa è fondamentale per combattere la discriminazione per età e creare una società che valorizzi ogni fase della vita. L’invecchiamento non è un difetto, ma un processo naturale che può essere vissuto con serenità, bellezza, gratitudine e consapevolezza.

  9. Perché il termine “anti-invecchiamento” è considerato problematico?
    Perché trasmette l’idea che l’invecchiamento sia qualcosa di negativo da combattere. Questo non solo genera ansia e insicurezza, ma rinforza lo stigma che circonda la vecchiaia, escludendo chi non rispetta gli standard di giovinezza del mercato.

  10. Come influisce una comunicazione “pro-age” sulla soddisfazione della cliente?
    Una comunicazione “pro-age” crea un ambiente di ascolto, comprensione e accettazione. La cliente si sente valorizzata e compresa, e ciò aumenta la sua fiducia e la soddisfazione nei confronti del trattamento e del professionista.


Conclusioni

L’evoluzione della mentalità sull’invecchiamento, dal “no al tempo” al “Pro-age”, rappresenta un cambiamento culturale profondo che interessa non solo il settore della cosmetica ma l’intera società.

Per decenni, abbiamo vissuto in una cultura che idolatra la giovinezza e considera le rughe come un segno di sconfitta, alimentando un’industria del “combattere il tempo” che ha avuto un enorme successo commerciale, ma un impatto spesso deleterio sull’autostima di milioni di persone.

Oggi, finalmente, si sta delineando un nuovo scenario, in cui l’invecchiamento non è più visto come una condizione da negare o nascondere.

Il movimento “Pro-age” riconosce l’importanza di prendersi cura della propria pelle e del proprio corpo a ogni età, ma senza la retorica della lotta contro i segni del tempo.

 Ciò si traduce in un marketing più onesto, in linguaggi meno aggressivi e più accoglienti, in campagne pubblicitarie che mostrano la bellezza a tutte le età e in un approccio estetico che valorizza il benessere complessivo della persona.

Il ruolo delle estetiste è di fondamentale importanza in questa transizione: essi possono guidare le clienti verso un rapporto più sereno con la propria immagine, focalizzandosi su trattamenti che supportano la salute della pelle e l’equilibrio psico-fisico.

Un linguaggio che parli di “luminosità”, “vitalità” e “rispetto dell’età della pelle” non è soltanto una questione semantica, ma una potente leva per trasformare la percezione del cliente e, di riflesso, la cultura collettiva intorno all’invecchiamento.

In ultima analisi, abbracciare l’idea che l’invecchiamento sia un processo naturale, e non un nemico, significa dare valore a ogni istante della nostra esistenza.

Ogni linea d’espressione racconta una storia, ogni ruga può essere un segno di esperienza, ogni capello bianco testimonia un pezzo del nostro vissuto.

Riconoscere, accogliere e valorizzare questi segni del tempo non vuol dire rinunciare alla bellezza, ma ridefinirla in un’ottica più ampia e completa: la bellezza di una persona che cresce, matura e vive in armonia con se stessa.

Sempre.

 

Con questo lungo articolo, abbiamo approfondito le dinamiche storiche, sociali, psicologiche e culturali che hanno portato alla nascita e al consolidamento della mentalità “anti-invecchiamento”, e come oggi si stia gradualmente passando a un nuovo paradigma, più rispettoso e “pro-age”.

Spero che queste riflessioni possano essere utili non solo agli operatori del settore estetico, ma a chiunque desideri avvicinarsi a una visione più serena, consapevole, grata e gioiosa del passare del tempo.

La bellezza non è una prerogativa della gioventù: è una qualità universale, che possiamo coltivare in ogni stagione della vita.

 

A cura di
Dott.ssa Bonaldo Moira
Biologa e Cosmetologa
Founder di Hevoluta

 

 

 

 

 

Ottieni il 10% di sconto sul tuo primo ordine.

Iscriviti: riceverai il coupon di benvenuto, offerte riservate e novità.

Seguici sui social

Hai domande o curiosità sui prodotti?

Apri la chat – Saremo felici di rispondere a ogni tua domanda.