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Nel panorama sempre più vivace del biohacking, emergono personaggi che spingono i confini della scienza e delle nostre convinzioni sul processo di invecchiamento.
Tutti, o molti, conoscono Bryn Johnson e il suo Don’t Die, ma pochi conoscono Kenneth Scott che per noi “after 50” potrebbe essere più interessante…
Infatti la differenza macroscopica tra loro è che Bryan è ancora relativamente giovane da un punto di vista cronologico, mentre Kenneth Scott ha 81 anni … e non ha tempo da perdere, come afferma lui stesso.
Vediamo di capire meglio chi è questo signore, e lo facciamo trascrivendo una sua citazione:
“Quando il tuo cuore smette di battere, sei colpevole di genocidio cellulare di massa. … La nostra cultura ha la mentalità che siamo nati per morire. Fin dall’infanzia, ci è stato insegnato che moriremo. Ma io suggerisco che quella cultura è superata.”
— Kenneth Scott
Questa provocatoria visione spinge a riflettere non solo sui limiti del corpo umano, ma anche sul concetto culturale trasmesso di morte come inevitabile.
Tuttavia, come ricorda Campisi, professoressa di biogerontologia presso il Buck Institute for Research on Aging, l’evoluzione ha “fissato una durata di vita per ogni specie”, e invertire milioni di anni di adattamenti genetici non è un’impresa scontata.
"L'evoluzione ha impostato una durata della vita specifica per le specie, probabilmente modificando centinaia se non migliaia di geni, e non sarà un singolo intervento a poter fare ciò che l'evoluzione potrebbe fare." - Judy Campisi
Scott utilizza strategie estreme per invertire l’invecchiamento, aprendo così una discussione sul potere (e sui limiti) di un approccio “fai-da-te” alla biologia umana.
L’ascesa del biohacking per la longevità
L’interesse per l’estensione della vita e per l’immortalità funzionale non è mai stato così alto.
Le ingenti somme investite da nomi come Jeff Bezos hanno acceso i riflettori sulla ricerca anti-invecchiamento.
In questo clima, i biohacker come Scott si muovono in autonomia, testando su se stessi cure sperimentali prima che queste raggiungano la fase di approvazione ufficiale.
Il termine biohacking racchiude un ventaglio di pratiche, dai regimi alimentari estremi alle terapie geniche, passando per iniezioni di sostanze non ancora riconosciute dal sistema sanitario.
Il filo conduttore di queste iniziative è la volontà di espandere i limiti dell’essere umano, rallentando o invertendo i processi d’invecchiamento.
Il “metodo Scott”: dieta vegana, iniezioni di esosomi e Dasatinib
Kenneth Scott, 81 anni, ha catturato l’attenzione dei media per un regime di biohacking non convenzionale e molto costoso.
Ecco alcuni punti chiave della sua routine:
- Dieta vegana e digiuno intermittente
Scott segue una dieta strettamente vegana, limita gli zuccheri e abbraccia regolarmente il digiuno intermittente.
- Iniezioni di esosomi amniotici
Ogni tre mesi, si sottopone a iniezioni di esosomi amniotici, sostenendo che questi elementi abbiano un potenziale rigenerativo.
Il costo: circa 2.000 dollari a iniezione.
- Assunzione di Dasatinib e Quercetina
Dasatinib, un farmaco antitumorale, è assunto fuori dalle indicazioni d’uso ufficiali, con l’obiettivo di eliminare le cellule senescenti.
Insieme alla quercetina, si crede possa rallentare l’invecchiamento.
- Peptidi anti-invecchiamento
Ken spende tra i 500 e i 600 dollari al mese in peptidi, molecole che svolgono funzioni di regolazione nel corpo.
- Terapie estetiche e shampoo “fai-da-te”
Ken riceve regolarmente trattamenti per il viso con plasma ricco di piastrine (PRP).
Ha creato uno shampoo personale con Dasatinib e quercetina, sostenendo che ciò favorisca una crescita più sana di capelli.
- Viaggi internazionali per terapie sperimentali
Scott si reca all’estero per terapie non approvate negli Stati Uniti, come la plasmaferesi e la terapia genica.
Tutto questo comporta un investimento di oltre 70.000 dollari all’anno, a cui si aggiungono i 500.000-750.000 dollari che destina a progetti di ricerca e aziende biotecnologiche.
Etica, sicurezza e costi: i grandi interrogativi
Le questioni etiche
La comunità scientifica e i bioetici come Judy Campisi e Jonathan Moren, professore di etica medica e politica sanitaria presso l'Università della Pennsylvania, sollevano dubbi sulle implicazioni di questi esperimenti:
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Il rischio di tumori: terapie geniche e iniezioni di sostanze poco testate possono potenzialmente favorire la crescita di cellule cancerogene.
- L’illusione dell’efficacia: alcune procedure “rivoluzionarie” potrebbero rivelarsi inefficaci o addirittura pericolose.
- Il pericolo di “truffe”: in un mercato privo di regole, è facile per i malintenzionati approfittarsi della vulnerabilità di chi cerca cure miracolose.
Il dibattito sui costi
Il regime di Scott è decisamente oneroso: non tutti dispongono di decine di migliaia di dollari da investire annualmente in trattamenti non convenzionali.
Ken sostiene, però, che i costi andranno riducendosi col tempo, proprio come è successo con altre tecnologie rivoluzionarie (computer, auto elettriche e così via).
Liz Parrish, la donna definita come la più geneticamente modificata al mondo, critica la lentezza degli enti regolatori (FDA in primis) e invoca maggior libertà di sperimentazione, sottolineando però l’importanza di raccogliere e condividere i dati.
"Stiamo lasciando morire le persone mentre continuiamo a curare i topi dalle loro condizioni." - Liz Parrish, biohacker
Un futuro di “immortalità funzionale”?
Forse la più grande ambizione di Scott e di molti biohacker è il traguardo dell’immortalità funzionale: non un semplice prolungamento della vita, ma il ringiovanimento cellulare costante.
In tal senso, l’obiettivo sarebbe arrivare a 150 anni mantenendo l’età biologica di un trentenne.
Conclusioni: spingersi oltre… con cautela
Il caso di Kenneth Scott offre uno spaccato intrigante di un fenomeno in rapida evoluzione.
Da un lato, ci mostra il potenziale dirompente di una ricerca fai-da-te che sfida i canoni e accelera la sperimentazione.
Dall’altro, mette in luce i rischi e le incertezze di procedure non ancora validate, e in parte persino segrete, nel contesto scientifico ufficiale.
Il dibattito sul biohacking è tutt’altro che chiuso.
Mentre alcuni intravedono un futuro in cui l’umanità potrà superare le limitazioni biologiche, altri invitano alla prudenza, ricordando che gli effetti collaterali potrebbero essere devastanti.
Quel che è certo è che le storie come quella di Kenneth Scott stanno riscrivendo i confini del possibile… e ci obbligano a fare i conti con una domanda scomoda ma affascinante: fino a che punto siamo disposti a spingerci per vivere più a lungo (e meglio)?
A cura di
Dott.ssa Bonaldo Moira
Biologa e Cosmetologa
Founder di Hevoluta
Esploriamo insieme il potere dell’innovazione, le strade della scienza e i sentieri inesplorati della ricerca umana.
FONTI:
- Beyond longevity: The DIY quest to cheat death and stop aging – Inverse
- Biohacker Spends Hundred Of Thousands Of Dollars Trying To Reverse Aging – WorldHealth.net